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POETESSA DI STRAORDINARIO TALENTO,
PURTROPPO, COME SPESSO ACCADE,
CHI HA TROPPA SENSIBILITÀ,
IL MALE DI VIVERE, RAPISCE ...

Il 27 ottobre di 20 anni fa moriva suicida a Lecce Claudia Ruggeri (1967 - 1996). Chi scrive poesia oggi sa quanto è importante leggere questa poetessa che con un montalismo di fondo ripropone una metafisica dell'oggetto aprendo davanti al lettore un percorso impervio sia cognitivo che esistenziale. L'esclusione dalla vita è testimoniata dall'unica forma in cui la vita è pur sempre testimoniata; un linguaggio aspro, "difficile" totalmente personale che ratifica un abbandono già presente alla nascita.
La sua è una lirica colta, ricca di citazioni e di rimandi sia letterari che filosofici i quali però sono funzionali alla nevrosi. I versi della Ruggeri hanno innesti di varia genesi: nozioni filosofiche, dialettismi, luoghi comuni, frasi fatte; il tutto in una tessitura armonica anche se non sempre intelligibile. Bisogna dimenticare il senso dell'ordine mentale delle nostre abitudini grammaticali e intellettuali per predisporci alla comprensione di un senso nuovo che si schiude alla lettura.




          Claudia Ruggeri " Lamento dell’Uccello colpito " Interprete Sergio Carlacchiani









Claudia Ruggeri (1967-1996)


Claudia Ruggeri, poetessa salentina, nasce a Napoli il 27 agosto 1967. Sin da bambina scrive filastrocche e poesie e mostra una propensione straordinaria verso la lirica. L’esordio pubblico di C. Ruggeri, con un cappello rosso e un vestito largo e nero, avviene durante un reading alla festa dell’Unità di Lecce nel 1985, davanti a un pubblico sbalordito. Negli anni Ottanta è considerata da molti come una voce più promettenti e rivoluzionarie della nuova poesia italiana. Muore suicida a 29 anni nell'ottobre del 1996, lanciandosi dal balcone di casa sua, a Lecce. La sua poesia ermetica, onirica, colta e teatrale, etichettata come barocca «in un complesso filone avanguardistico sperimentale» (Donato Valli), risente notevolmente di numerosi modelli letterari: Dante Alighieri, Gabriele D’Annunzio, Umberto Saba, Dino Campana, il teatro (in particolare la tradizione anglosassone da Shakespeare a Beckett), Herman Melville, e i contemporanei Dario Bellezza, Andrea Zanzotto e Franco Fortini, con cui sviluppa un intenso dialogo epistolare. La sua opera Inferno minore verrà pubblicata nel dicembre del 1996 sulla rivista 'L’incantiere', due mesi dopo la sua prematura e tragica scomparsa. Quella di Claudia Ruggeri, anima tormentata, «rimane un esempio unico di poesia, una poesia “ingioiellata” come diceva Fortini, ma inedita. Una poesia colma di citazioni e rimandi, “aulika” fatta di amorevole saccheggio, poesia fatta di sangue e carne. La poesia di Claudia sorprende il lettore, lo meraviglia, per l’uso spregiudicato del dialetto, dei modi di dire, delle citazioni colte, della frasi fatte, delle parole inventate, degli arcaismi e delle parole straniere. Stupisce ancora di più se si immagina l’origine e l’indirizzo delle sue poesie, stupisce tutti, Claudia, poetessa della meraviglia.» (Mario Desiati)








Claudia Ruggeri interpreta i suoi versi -            Il Matto I


 

 Il modo di recitare della Ruggeri fu definito “da bambina in un bordello”. Un’espressione che i redattori della rivista underground S/Pulp hanno mutuato da Isabella Santacroce, come la più efficace per descrivere certe sfumature vocali della poetessa salentina.



Claudia Ruggeri nacque a Napoli nel 1967 da madre napoletana e da padre leccese.
Nel 1968, si trasferì, con la famiglia, a Lecce dove visse fino alla fine.
Frequentò il Liceo Scientifico approfondendo in contemporanea lo studio della lingua inglese. In seguito si iscrisse, simultaneamente, alla facoltà di lettere moderne ed a quella di teologia. Malgrado avesse sempre ottenuto risultati brillanti, non riuscì a laurearsi perché i problemi psichici l’aggredirono sopraffacendola.
Dedicava buona parte del suo tempo libero alla lettura attraverso la quale acquisì una notevole cultura.
La sua formazione culturale risultò ampiamente arricchita dai numerosi viaggi effettuati sin dall’infanzia. Particolarmente significativi per lei furono il lungo, avvincente, periplo della Turchia che la pose in contatto con il fascino di antiche civiltà nostre antenate. In seguito partecipò ad un tour, attuato prima della caduta del muro di Berlino, nei paesi dell’est europeo (Polonia, Ungheria, Russia) durante il quale potette constatare, de visu, parte di alcune realtà contemporanee allora pressoché sconosciute alla maggior parte dell’occidente. Un’altra esperienza significativa fu quella che le procurò un viaggio in India e nello Sri Lanka.
Dall’età di circa 18 anni fece parte del “Laboratorio di poesia” creato nel 1985 e diretto da un docente dell’Università di Lecce, il Prof. Arrigo Colombo, filosofo scrittore e poeta il quale, con la collaborazione di un altro intellettuale, il Prof. Walter Vergallo, riuscì a dare un forte impulso  al fermento culturale salentino. Nacque la rivista “L’incantiere” e prese il via il festival “Salentopoesia”. Si trattava dei primi reading pugliesi dove i migliori autori italiani si cimentavano, per intere serate, nella lettura di poesie. Vi partecipò anche Claudia incantando la platea non solo per la sua straordinaria bellezza, ma anche per il fascino delle sue performance.
Nel “Laboratorio di poesia” convergevano i maggiori poeti salentini e Claudia fu considerata come la più dotata, forte e fortemente creativa nel discorso lirico, straordinaria ed incomparabile nella recitazione; personalissima sempre.
Con la sua poetica ardua e singolare, Claudia si impose per la vitalità espressiva e per l’uso quasi spregiudicato della lingua, tanto che Franco Fortini, pur riconoscendo in lei le stimmate dell’artista, le rimproverò la foga letteraria in termini di “impunità” della parola.
Fu in quegli anni che fece conoscenza, e sovente strinse relazioni di amicizia, con numerosi personaggi del mondo letterario ed artistico; dal già citato Franco Fortini (a cui fu legata da un insolito vincolo di stima ed affetto), a Dario Bellezza; e poi, Adolfo Oxilia, Giampiero Neri, Enzo Di Mauro, Antonio Verri, Bruno Brancher, Michelangelo Zizzi, M. Luisa Spaziani ed altri.
La sua morte fisica segnò la sua “cancellazione” dalla mente e dal cuore di quei tanti che le si erano proclamati amici ed estimatori. Tranne un numero della rivista “L’incantiere” interamente dedicato a testi suoi ed a saggi critici sulla sua poetica, pubblicato dopo la sua morte e in concomitanza di una serata commemorativa organizzata presso l’Università di Lecce, più nulla accadde.
Otto anni dopo la sua scomparsa lo scrittore Mario Desiati, caporedattore di “Nuovi argomenti”, rivista letteraria edita dalla Mondadori, le dedicò un’ampia sezione nel n° 28 (ottobre-dicembre 2004) pubblicandone una significativa selezione di versi, testimonianze e ritratti fotografici.
E fu lo stesso Mario Desiati che in seguito, per conto della casa editrice peQuod, nel 2006 ha curato anche la stampa del volume “Inferno minore” che contiene, altresì, “Le pagine del travaso” ed un cospicuo numero di altri componimenti.
Nel 2007  “Terra d’ulivi” di Lecce edita “Oppure mi sarei fatta altissima” saggio sulla poetica di Claudia Ruggeri di Alessandro Canzian, che ha dedicato altri scritti alla poetessa mostrando una notevole perspicacia ed una grande sensibilità nell’interpretazione di testi di non facile approccio.
In dicembre 2007 viene bandito dalla stessa Associazione culturale “Terra d’ulivi” di Lecce un premio letterario “Claudia Ruggeri” da assegnare a giovani autori.
Buona parte dei manoscritti della poetessa si trova a Firenze, presso il “Gabinetto G.P. Vieusseux”, dietro richiesta del suo Direttore Prof. Giovanni Gozzini.

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